Un’altra opportunità per un’efficace terapia insulinica

INTRODUZIONE

I sistemi di somministrazione automatica dell’insulina (AID, automated insulin delivery systems) sono sempre dotati di tre elementi. Abbiamo il microinfusore, il sistema di monitoraggio continuo della glicemia (CGM, continuous glucose monitoring), e un algoritmo, integrato nel microinfusore o in un dispositivo mobile. L’algoritmo lega microinfusore e sistema CGM per “chiudere il circuito” e utilizza i dati riguardanti la somministrazione d’insulina e i livelli di glucosio per regolare la dose d’insulina. Nonostante la disponibilità di questi sistemi, vi sono limiti correlati da un lato al loro sviluppo iniziale molto lento e dall’altro alla disponibilità e ai costi. Una risposta più “performante” è arrivata dalle configurazioni open source, comunemente note come soluzioni fai-da-te. Questi sistemi hanno consentito alle persone con diabete di programmare un software per il loro uso personale, utilizzando documenti open source, mantenuti e supportati principalmente da altri membri della rete.

LO STUDIO CREATE

Oggi il New England Journal of Medicine pubblica i risultati dello studio CREATE (Community Derived Automated Insulin Delivery). Si tratta di uno studio multicentrico, randomizzato, e controllato, che arriva dalla Nuova Zelanda. I ricercatori si sono dati lo scopo di valutare l’efficacia e la sicurezza di un sistema AID open source, rispetto a un sistema integrato microinfusore e sensore (SAP, sensor augmented pump). Novantasette soggetti, di età compresa tra i 7 e i 70 anni, con diabete tipo 1 hanno partecipato. Quarantaquattro di loro hanno utilizzato il sistema AID open source e 53 il sistema SAP, per un totale di 24 settimane. Il risultato fondamentale dello studio è che nelle ultime 2 settimane di valutazione il TIR (tempo medio in range, cioè con una glicemia tra 70 e 180 mg/dL) è stato superiore di 3 ore e 21 minuti nel gruppo AID open source, rispetto al gruppo SAP, con una differenza tra i due gruppi di 14 punti percentuali. Non si è verificato alcun evento d’ipoglicemia grave o di chetoacidosi da ambo le parti.

CONCLUSIONI

Questi dati permettono un altro passo avanti per rendere facili all’uso le nuove tecnologie per la cura del diabete, richiedendo meno input da parte dell’utente. Non va però dimenticato che questi progressi devono essere accompagnati da ogni sforzo per garantire che questi dispositivi siano equamente accessibili.

Mercedes J. Burnside e coll. N Engl J Med 2022; 387:869-881 DOI: 10.1056/NEJMoa2203913

 

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