INIBITORI DI SGLT2: UN MEZZO PER VINCERE L’INSULINO RESISTENZA A LIVELLO CEREBRALE

E’ molto interessante il lavoro pubblicato dalla dottoressa Kullmann con i suoi collaboratori su Diabetes Care. Il gruppo dell’Università di Tübingen in Germania ha voluto testare l’ipotesi che l’inibizione del recettore SGLT2 a livello cerebrale possa correggere l’insulino resistenza.

Negli ultimi 15 anni l’encefalo è stato identificato come un organo insulino-sensibile. L’attività dell’insulina a livello cerebrale condiziona il comportamento alimentare e influenza il peso corporeo. Lo stesso ipotalamo ha un ruolo importantissimo nel modulare l’azione dell’insulina a livello periferico. Attraverso questa via si arriva a controllare le vie metaboliche in sede epatica, quindi il contenuto di grasso intra-epatico e la sintesi epatica di glucosio.

I ricercatori dell’Università di Tübingen hanno valutato con RMN funzionale la risposta ipotalamica all’insulina intranasale in 40 soggetti obesi o sovrappeso con prediabete prima e dopo 8 settimane di terapia con empagliflozin – un potente inibitore di SGLT2 – o con placebo. I risultati della ricerca confermano che tutti i soggetti selezionati hanno dimostrato insulino resistenza, valutando la risposta ipotalamica all’insulina. Solo i soggetti trattati con empagliflozin hanno manifestato un incremento della risposta ipotalamica all’insulina. In questo gruppo si rilevava anche la riduzione del contenuto di grasso intra-epatico e della glicemia a digiuno, che sono importanti fattori di rischio cardiovascolare. Questi dati fanno  intravedere come gli inibitori di SGLT2 possano rappresentare la terapia per correggere l’insulino resistenza a livello cerebrale, con ricadute significative anche dal punto di vista metabolico.

Da: Kullmann S. e coll. Diabetes Care 2022;45(2):398–406 https://doi.org/10.2337/dc21-1136

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