In futuro sarà possibile rigenerare le cellule pancreatiche nel diabete tipo 1?

Un gruppo di scienziati australiani ha pubblicato online i risultati della loro ricerca sulle cellule staminali da pancreas di topi adulti (Banakh I, Harrison L; PLoS ONE, 9 novembre 2012). Le cellule staminali isolate da un organo adulto si differenziavano in cellule produttrici di insulina e mantenevano questa funzione cellulare una volta trapiantate in topi diabetici. Il risultato però più sorprendente è che le cellule staminali aumentavano di numero e mantenevano invariata la loro capacità di differenziarsi in cellule produttrici di insulina anche dopo un danno della ghiandola pancreatica che li ospitava.

Un gruppo di scienziati australiani ha pubblicato online i risultati della loro ricerca sulle cellule staminali da pancreas di topi adulti (Banakh I, Harrison L; PLoS ONE, 9 novembre 2012). Le cellule staminali isolate da un organo adulto si differenziavano in cellule produttrici di insulina e mantenevano questa funzione cellulare una volta trapiantate in topi diabetici. Il risultato però più sorprendente è che le cellule staminali aumentavano di numero e mantenevano invariata la loro capacità di differenziarsi in cellule produttrici di insulina anche dopo un danno della ghiandola pancreatica che li ospitava.
Quest’ultimo risultato è molto promettente per proseguire nella ricerca della terapia sostitutiva ideale nei casi di diabete tipo 1. Sappiamo che il diabete tipo 1 è una malattia caratterizzata dall’attacco del sistema immunitario contro le beta cellule pancreatiche, che producono insulina. Le persone affette da diabete tipo 1 devono effettuare diverse iniezioni di insulina ogni giorno o fare uso di un microinfusore per assicurare sempre all’organismo quella quantità di insulina necessaria per evitare innalzamenti della glicemia pericolosi sia nell’immediato per il rischio di chetoacidosi sia negli anni a venire per il danno cronico da iperglicemia a diversi organi e apparati. Questi metodi di somministrazione non sono perfetti e il paziente rimane sempre a rischio di complicanze acute o croniche. E’ per questo che in tutto il mondo si sta lavorando per trovare il modo di far produrre ancora insulina all’organismo – nel modo più fisiologico possibile – dopo che è stato diagnosticato il diabete tipo 1.
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