Vi assicuriamo che non siamo confusi: è probabile che un broncodilatatore presto si dimostrerà utile nella gestione delle ipoglicemie

Sappiamo bene che la paura della crisi ipoglicemica costringe molte persone in terapia con insulina a ridurre le unità necessarie e/o ad aumentare il consumo di carboidrati, con il risultato finale di peggiorare il controllo glicemico. Inoltre, nel diabete tipo 1 numerosi difetti rendono meno efficienti i sistemi difensivi in caso di ipoglicemia e spesso la risposta deficitaria dell’adrenalina porta all’ipoglicemia inavvertita, cioè senza i sintomi premonitori, come tremori e sudorazione fredda. Dall’Università di Yale nel Connecticut (USA) arrivano i risultati di un interessantissimo studio, che ha preso lo spunto da precedenti osservazioni sul ruolo dei farmaci β2 agonisti nel prevenire l’ipoglicemia notturna. I ricercatori di Yale hanno dimostrato in soggetti con diabete tipo 1 la possibilità di prevenire e/o trattare l’ipoglicemia con il formoterolo, β2 agonista specifico a lunga durata d’azione, abitualmente somministrato per via inalatoria nei casi di bronchite cronica ostruttiva. Infatti, l’inalazione di formoterolo

ha permesso di ridurre la quantità di glucosio necessaria per mantenere una corretta glicemia durante lo studio di clamp iperinsulinemico ipoglicemico; questo risultato è legato soprattutto all’effetto diretto del formoterolo sui β2 recettori delle cellule epatiche, con il risultato di aumentare la sintesi di glucosio da parte del fegato. Inoltre, il formoterolo ha consentito di prevenire la crisi ipoglicemica, indotta raddoppiando la velocità di infusione di insulina basale. Secondo gli stessi ricercatori questi risultati peccano di qualche limitazione; ad es. la somministrazione di formoterolo durante lo studio di clamp ha portato ad una risalita dei valori di glicemia e non è noto l’effetto di formoterolo sul compenso glicemico nelle ore successive al completamento dello studio. Resta però da dire che questi dati sono molto importanti, perché suggeriscono l’utilizzo di molecole β agoniste specifiche in quei soggetti che hanno una storia di ipoglicemie gravi e frequenti.

Da: Belfort-DeAguiar R.D. e coll. Diabetes Care 7 luglio 2015, DOI: 10.2337/dc14/2472

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